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Integrazione e Lavoro per le donne: parliamone


Pubblicato il 15 Dicembre 2024

L’inserimento delle donne straniere nel mercato del lavoro italiano è una sfida complessa e al contempo una straordinaria risorsa per il tessuto economico e sociale del nostro Paese. Sebbene il loro contributo sia ormai insostituibile in settori chiave come l’assistenza alla persona e i servizi domestici, permangono barriere strutturali che ne limitano le possibilità di crescita e piena integrazione.

Secondo il XIV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia” del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il tasso di occupazione degli stranieri non UE è in crescita, attestandosi al 60,7% nel 2023. Tuttavia, questo dato nasconde significative disparità di genere. Le donne non UE si fermano a un tasso di occupazione del 45,6%, ben al di sotto di quello degli uomini stranieri e delle donne italiane. Inoltre, il loro tasso di disoccupazione, pari al 13,8%, è più alto rispetto alla media nazionale, segnalando un problema di accesso al lavoro più che di volontà o capacità.

Nonostante queste difficoltà, le donne straniere rappresentano una forza lavoro indispensabile in alcuni settori. Circa il 50% di loro è impiegato nell’ambito dei servizi domestici, dell’assistenza alla persona e delle pulizie. Questi ruoli, benché fondamentali per il funzionamento della società e per il sostegno alle famiglie, tendono a relegare le lavoratrici straniere a posizioni di bassa qualificazione e salari ridotti, perpetuando una condizione di svantaggio economico e sociale. Non va sottovalutato, inoltre, il fenomeno della “sovraqualificazione”: molte di queste donne possiedono titoli di studio e competenze professionali non riconosciuti o sottoutilizzati in Italia. Nel 2020, il 42,5% delle donne straniere risultava impiegato in lavori ben al di sotto del proprio livello di istruzione.

Le ragioni di questo squilibrio sono molteplici. Da un lato, la mancata equiparazione dei titoli di studio e le difficoltà linguistiche limitano l’accesso delle donne straniere a impieghi più qualificati. Dall’altro, il mercato del lavoro italiano tende a confinare i lavoratori stranieri, e in particolare le donne, in settori meno valorizzati e più vulnerabili.

Eppure, non mancano esempi virtuosi di integrazione. Iniziative come quelle promosse dalla Prefettura della Spezia, in collaborazione con CPIA e associazioni di categoria, offrono modelli da seguire. Progetti che combinano l’apprendimento della lingua italiana con la formazione professionale rappresentano un passo fondamentale per superare le barriere di accesso al lavoro. Inoltre, la collaborazione con associazioni imprenditoriali, come Confartigianato, consente di valorizzare le competenze delle donne straniere, favorendo il loro inserimento in settori artigianali e produttivi, spesso portatori di tradizioni e abilità uniche.

La piena integrazione delle donne straniere nel mercato del lavoro non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche una necessità economica. In una società che invecchia rapidamente e in cui la forza lavoro tende a diminuire, il contributo di queste lavoratrici può essere determinante per sostenere il sistema produttivo e il welfare italiano. Tuttavia, affinché ciò avvenga, è necessario un cambio di paradigma: politiche inclusive, riconoscimento delle competenze e un accesso più equo ai servizi di orientamento e formazione devono diventare priorità.

Investire sulle donne straniere non significa solo offrire loro un’opportunità, ma costruire un futuro più equo e prospero per l’intera comunità. La loro storia non è solo quella di una forza lavoro, ma di una determinazione che arricchisce culturalmente ed economicamente il Paese. Ed è da qui che bisogna partire: riconoscere il loro valore per trasformarlo in un motore di crescita condivisa.

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