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Notte europea dei “ricercatori” – edizione 2024

Anche nel 2024, l’Italia si conferma protagonista della Notte europea delle ricercatrici e dei ricercatori, con un numero straordinario di progetti in campo, distribuiti in oltre 80 città. Le ricercatrici ei ricercatori degli Enti di Ricerca, delle Università e degli Istituti, sia pubblici che privati, si preparano a incontrare il pubblico in un evento che promette di essere una celebrazione della scienza e della tecnologia, unendo cittadini e scienziati in un dialogo aperto La Notte europea delle ricercatrici e dei ricercatori si trasforma in una vera e propria festa della conoscenza, aperta a tutti e ospitata nelle piazze, nei laboratori, nelle università e persino nei teatri. Il momento culminante di questa manifestazione sarà venerdì 27 settembre 2024, ma l’energia della scienza ha già iniziato a diffondersi nelle settimane precedenti e continuerà anche nei giorni successivi con una serie di eventi distribuiti in tutta La Notte Europea dei Ricercatori, lanciata nel 2005, festeggia quest’anno il suo ventesimo anniversario, diventando la più importante iniziativa di divulgazione scientifica a livello europeo, con oltre 1,5 milioni di partecipanti in 25 Paesi. L’Italia si distingue ancora una volta, con ben nove progetti finanziati dalla Commissione Europea e tre progetti associati, che animeranno più di ottanta città, portando la scienza direttamente nelle strade, nei L’iniziativa, promossa dalla Commissione Europea e sostenuta in Italia dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), si articola in un calendario fitto di eventi che spazia da conferenze e spettacoli a giochi didattici ed esperimenti dal vivo. L’obiettivo è triplice: avvicinare la società al mondo della ricerca, mostrare l’impatto tangibile del lavoro dei ricercatori nella vita di tutti i giorni e, soprattutto, stimolare nei più giovani l’interesse per le professioni scientifiche. Il tutto sarà completo www.nottedeiricercatori.it/

Webinar/2 – Cittadinanza e Inclusione

  lo studio dell’italiano – che nel caso dei nostri Cpia è definito “L2” – è importante perché facilita l’inclusione sociale, l’accesso alle opportunità educative e lavorative, l’interazione con la comunità locale e la partecipazione attiva alla vita sociale, politica e culturale del paese. Nel nostro percorso webinar sul macro-tema della “cittadinanza” ci siamo soffermati sulla dimensione inclusiva di cui l’alfabetizzazione rappresenta un nucleo educativo cruciale per il nostro territorio e per questo abbiamo chiesto a Igor Deiana, ricercatore e autore nel settore, di offrici piste di ragionamento e spunti di riflessione per un tema caldo nei nostri istituti. Durante il dialogo tra l’esperto e i partecipanti, abbiamo potuto constatare l’ampia consapevolezza degli insegnanti e degli educatori sull’importanza delle discipline di alfabetizzazione, concentrandoci principalmente su alcuni aspetti cruciali: – Comunicazione e interazione sociale: L’apprendimento dell’italiano come seconda lingua consente una comunicazione efficace e favorisce l’interazione con la popolazione locale. Questa competenza linguistica apre le porte alla partecipazione attiva nella società italiana, agevolando la creazione di legami sociali, l’integrazione e l’inclusione. -Accesso all’istruzione e all’occupazione: La conoscenza dell’italiano come seconda lingua offre opportunità di accesso all’istruzione superiore, alla formazione professionale e all’occupazione. Spesso, le competenze linguistiche rappresentano un requisito fondamentale per accedere a determinate professioni e settori lavorativi, permettendo così di ampliare le prospettive individuali e migliorare le condizioni socioeconomiche. -Accesso ai servizi pubblici: Poiché l’italiano è la lingua ufficiale in Italia, apprendere l’italiano come seconda lingua diventa essenziale per accedere ai servizi pubblici, come l’assistenza sanitaria, l’amministrazione pubblica e i servizi sociali. -Partecipazione politica e culturale: Lo studio dell’italiano come seconda lingua permette agli stranieri di partecipare attivamente alla vita politica e culturale del paese ospitante. Attraverso la conoscenza della lingua, è possibile partecipare a dibattiti, elezioni, eventi culturali e contribuire alla costruzione di una società più inclusiva e pluralista. -Benessere personale e integrazione sociale: L’apprendimento dell’italiano come seconda lingua favorisce il benessere personale e l’integrazione sociale degli stranieri. Essere in grado di comunicare nella lingua del paese di residenza migliora la qualità delle relazioni interpersonali, promuove una maggiore autonomia e riduce il senso di isolamento e estraneità. Scarica la presentazione dell’esperto (download)  

Cpia2 Milano: Dissemination event su Erasmus +kA01 “keep calm: inclusive ICT for Inclusive Europe”.

Il Cpia2 Milano “Ilaria Alpi” insieme agli altri istituti del consorzio, Ipsec A. Olivetti e Iis E. Ferrari di Monza, hanno organizzato un evento di dissemination a conclusione del progetto Erasmus +kA01 “keep calm: inclusive ICT for Inclusive Europe”. Ricordiamo di cosa parliamo con Erasmus plus: Erasmus+ è il fulcro dell’Unione Europea per promuovere l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport in Europa, rappresentando un’opportunità senza pari. Con un budget stimato di 26,2 miliardi di euro, questo programma ha quasi raddoppiato le risorse rispetto al suo predecessore (2014-2020). L’ambizioso programma per il periodo 2021-2027 pone un’attenzione particolare sull’inclusione sociale, la transizione verso una società sostenibile e digitale, e il coinvolgimento dei giovani nella vita democratica. Sostenendo le priorità e le attività delineate nello spazio europeo dell’istruzione, nel piano d’azione per l’istruzione digitale e nella nuova agenda per le competenze per l’Europa, Erasmus+ si dimostra un motore propulsivo per lo sviluppo dell’Europa. Oltre a ciò, il programma sostiene il pilastro europeo dei diritti sociali, dando vita a un’Europa più equa e solidale. Si adopera anche per attuare la strategia dell’Unione Europea per la gioventù nel periodo 2019-2027, offrendo ai giovani l’opportunità di essere protagonisti nella costruzione del futuro. Inoltre, Erasmus+ sviluppa la dimensione europea nello sport, promuovendo la collaborazione e l’integrazione attraverso le attività sportive. In sintesi, Erasmus+ è molto più di un semplice programma; rappresenta la visione europea di un continente in cui l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport svolgono un ruolo centrale, facendo progredire l’Europa verso un futuro prospero e inclusivo. Link: https://erasmus-plus.ec.europa.eu/it

Webinar/1 – Cittadinanza e Comunicazione

  L’affermazione risulterà ovvia ma è innegabile che la mole di dati sul web è enorme: solo a gennaio di quest’anno si contano 1,9 miliardi di siti aperti con oltre 5 miliardi di utenti connessi. Una competenza digitale imprescindibile per tutti e specialmente per gli insegnanti è quella del saper cercare e valutare le fonti di informazione per saperne valutare il grado di attendibilità e credibilità. Saper riconoscere i contenuti ed essere critici e indipendenti significa riconoscere le fake news sviluppando la capacità di riconoscere le bufale online e imparando a diffidare delle notizie che sembrano troppo incredibili o sensazionalistiche. Per sviluppare queste competenze, è necessario fare pratica e formarsi continuamente, utilizzando regolarmente internet per cercare informazioni su argomenti diversi e partecipando a corsi di formazione sulla valutazione delle fonti online e sul pensiero critico. SCARICA la scheda Webinar 9 Maggio 2023

Progetto “Equilibriste”, conciliazione lavoro, famiglia e cura di sè

Il Cpia2 Varese “Tullio de Mauro” segnala  un’interessante iniziativa: Il progetto “Equilibriste – conciliare lavoro di cura e inclusione“, realizzato con il contributo della Fondazione La Sorgente di Solidarietà Sociale Onlus, offre ai genitori stranieri uno spazio a Varese dove imparare l’italiano mentre i figli fanno Compiti o giocano con i volontari. Se anche tu vuoi dedicarti a far fiorire questo spazio di cura🌷vieni volontari*, scrivi a progetti@nessunoesculso.it o contatta il numero 345.8180449 Progetto realizzato da: La Casa del Giocattolo Solidale Varese , Circolo ACLI di Giubiano APS, GuardAvanti: for il futuro dei bambini e COVO.   Il percorso ci suggerisce un tema “cruciale” di questi anni ovvero la questione del lavoro delle madri. Recentemente il Sole24 Ore riporta dati non confortanti sulla qualità lavorativa delle donne. Il tasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 49 anni passa dal 72% per chi non ha figli al 53% per chi ne ha almeno uno di età inferiore ai 6 anni (la media europea è del 67,4%). Detta in altro modo: in Italia, quando diventi madre, il lavoro diventa una montagna altissima da scalare. È una questione di diritti, anzitutto. Perché le diseguaglianze di genere hanno radici profonde, che riguardano il contesto familiare e la formazione, ma che con l’ingresso nel mondo del lavoro, si rafforzano ulteriormente. I primi dossi si incontrano in fase di colloquio: per quanto il Codice delle Pari Opportunità vieti ogni forma di discriminazione che riguardi lo stato sentimentale, di famiglia o di gravidanza, è tutto fuorché inusuale sentirsi rivolgere domande del tipo: «È sposata? Suo marito di cosa si occupa? La sua famiglia?». Domande apparentemente innocue, ma che in realtà puntano a indagare l’affidabilità della candidata, bilanciandola con le esigenze di cura familiare (da sempre, a maggior carico femminile). Del resto, i numeri parlano da soli: il tasso di inattività delle donne per necessità assistenziali in Italia è del 35,7%, contro il 31,8% della media europea. Leggi il resto qui: https://alleyoop.ilsole24ore.com/2022/11/22/donne-diritti/  La maternità quindi come essere – appunto – equilibriste, termine che da il titolo al report di Save The Children che ha prodotto un recente studio: Un percorso a ostacoli da cui, ogni anno, scendono decine di migliaia di donne. Oltre 30 mila le madri che, solo nel 2020, hanno rassegnato le dimissioni. Le cause? Conciliazione vita – lavoro pressocchè inesistente e mancanza di servizi di assistenza adeguati e paritari.   Non solo: diverse ricerche hanno rilevato come le madri vadano incontro a notevoli decrementi di reddito (cosiddetta child penalty), cosa che non accade ai padri. In Italia, sostiene l’INPS, la penalità è molto pronunciata nel breve periodo ma permane anche a diversi anni di distanza dalla nascita. A quindici anni dalla maternità, i salari lordi annuali delle madri sono di 5.700 euro inferiori a quelli delle donne senza figli rispetto al periodo antecedente la nascita. Del resto, moltissime sono le donne che – faticosamente – mantengono il lavoro, ma lo trasformano in part time, accontentandosi di una retribuzione (contribuzione) più basse e di minori chance di carriera.   Leggi l’ultimo rapporto di Save The Children (2022).

Resilienza “Donna” speciale 8 Marzo

  Le categorie più colpite dall’emergenza sanitaria sono state quelle che già erano lavorativamente più svantaggiate: le donne, i giovani e gli stranieri. Le donne che hanno perso il lavoro nel 2020 sono il doppio rispetto ai colleghi uomini. Questo da un lato perché occupano più spesso posizioni lavorative meno tutelate, ma dall’altro perché sono impiegati nei settori che sono stati più colpiti della crisi. Quest’ultimo è un aspetto su cui dovremo riflettere. LEGGI il nostro numero di Quaderni Spiegazzati dedicato alle donne Iniziamo ad avere i primi dati solidi sull’impatto della pandemia sul mercato del lavoro, o meglio sulle categorie più fragili, quindi della crisi in termini di disuguaglianze. Molto è stato detto, diversi numeri provvisori sono stati diffusi negli scorsi mesi, che provavano a fare sintesi, ma la sintesi ha bisogno di analisi, prima. E di dati “granulari” come si dice, cioè dettagliati. Parlare di “impatto di COVID-19 sul mercato del lavoro” in termini generali di “lavoratori” non permette di capire la cosa fondamentale: chi è rimasto davvero indietro. Il rapporto appena pubblicato da Istat in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Inps, Inail e Anpal dal titolo Il mercato del lavoro 2020. Una lettura integrata, cerca di andare in questa direzione. COVID19 e lavoro femminile – Il Sole 24 Ore – Cristina Da Rold Infogram   Dal documento emergono 5 elementi che riguardano l’occupazione femminile. Primo, la percentuale di donne che ha perso il lavoro nel 2020 è stata doppia rispetto a quella dei maschi che lo hanno perso. La caduta del tasso di occupazione è stata dell’1,3% fra le donne contro lo  0,7% negativo fra gli uomini. Il gap sul tasso di occupazione tra donne e uomini passa da 17,8 punti del 2019 a i 18,3 punti percentuale in favore di questi ultimi. Nei primi due mesi del 2020, prima delle chiusure la crescita tendenziale delle posizioni occupate è simile per maschi e femmine, mentre da marzo in poi la forbice si è aperta e lo svantaggio delle donne rimane decisamente marcato fino alla fine del periodo analizzato. Per avere un contesto, nei primi sei mesi del 2020 rispetto ai primi sei mesi del 2019, 436 mila persone in meno hanno iniziato un lavoro (-30,2%) mentre 490 mila persone in più hanno concluso un rapporto di lavoro nello stesso periodo (+62,2%). Secondo, il divario occupazionale di genere che si era creato durante il lockdown non è stato colmato, e nemmeno si è ristretto nei mesi successivi.  Il periodo più duro per l’occupazione femminile è stato il primo lockdown, ma la rilevazione del 14 giugno 2020 mostra che la variazione tendenziale delle posizioni scende al -2,9% per i maschi fino al -4,8% per le femmine, e il 31 luglio 2020, il divario permane: -1,6% fra gli uomini e -3,1% fra le donne.  Fino a giugno i tassi di attivazione per le posizioni occupate dalle donne sono scesi molto più rapidamente e anche nei mesi successivi il rallentamento della decrescita è più contenuto tra le posizioni femminili rispetto a quelle maschili. Terzo, le donne risultano più penalizzate anche nelle nuove assunzioni. Considerando i primi nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si registra un calo del 26,1% delle nuove assunzioni che hanno riguardato le donne a fronte della diminuzione del 20,7% dei contratti attivati per gli uomini. Nel secondo trimestre 2020, la riduzione delle attivazioni dei rapporti di lavoro delle donne supera di 6,2 punti percentuali il calo osservato per la componente maschile. Con l’estate le cose non sono andate molto meglio. Al 30 settembre 2020 il saldo annualizzato per gli uomini è nuovamente positivo e risulta già in crescita di 15 mila posizioni, mentre per le donne si registra un calo di 38 mila posizioni. Quarto, le donne sono la categoria ad aver registrato il minore numero di reingressi nel mercato del lavoro. Dal 4 maggio al 30 settembre 2020 sono rientrati nel mercato del lavoro 67 mila persone che avevano perso la propria occupazione durante il periodo 1 febbraio- 3 maggio. Ma solo il 42,2% delle donne ha goduto di questa possibilità. Quinto, per le lavoratrici che sono riuscite a trovare lavoro è stata più dura riuscirci. Le donne sono la categoria (anche se parlare di donne come di una categoria lascia a desiderare…) che ha dovuto attendere il maggior tempo prima di trovare una nuova occupazione. 100 giorni in media, cioè tre mesi: 21 giorni in più rispetto al 2019. Tutto ciò premesso, dire che la percentuale di donne che ha perso il lavoro è molto maggiore di quella degli uomini neo disoccupati deve tenere conto del fatto che al di là di COVID19 la situazione occupazionale delle donne era precaria. Non è colpa della pandemia se le donne stanno soffrendo di più. Non possiamo paragonare con faciloneria due percentuali negative di questo tipo. Qualche dato messo in fila si trova nel documento Misure a sostegno della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per la conciliazione delle esigenze di vita e di lavoro, del febbraio 2020 Nel 2019 il 17% delle donne lavorava a tempo determinato, mentre quelle in part time erano  un terzo del totale delle occupate, contro l’8,7% fra gli uomini, percentuale che sale al 42% fra le donne senza un diploma. I comparti in cui il part time è più diffuso sono gli alberghi e ristoranti (47,3%) e i servizi alle famiglie (58,4%); mentre le professioni in cui si segnalano le maggiori incidenze di part time sono quelle non qualificate e quelle svolte nelle attività commerciali e nei servizi. Nel Meridione nel 2018 solo il 32,2% delle donne tra i 15 e i 64 anni lavorava, contro il 59,7% nel Nord.  Un valore inferiore alla media nazionale delle donne occupate nel 1977 (33,5%).

PArliamo – la nuova newsletter del circuito delle PA

PArliamo è la newsletter del Dipartimento della Funzione pubblica per tutti i 3,2 milioni di dipendenti pubblici, realizzata in collaborazione con Formez PA. Un filo diretto indispensabile, alla luce della rivoluzione in corso e della sfida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che vede nella Pubblica amministrazione il volano e il catalizzatore di un’Italia più ricca, più competitiva, più efficiente e più giusta.   L’investimento sul capitale umano pubblico è il punto qualificante della riforma della Pa: per la transizione amministrativa e digitale, accanto alle tecnologie, servono le persone e le competenze. PArliamo è uno strumento di aggiornamento dei dipendenti su tutte le principali novità che riguardano il lavoro pubblico e la riforma, dalla formazione ai contratti, ed è accompagnata dall’attivazione di canali di ascolto dedicati. La nuova Pubblica amministrazione si costruisce solo insieme. SCARICA il primo numero – Febbraio/Marzo 2022

Giornata Mondiale Logopedia del 6 Marzo 2022

I casi di dislessia, disgrafia e discalculia tra gli studenti italiani sono quintuplicati dal 2010 al 2019 (dallo 0,9% al 4,9%). Parliamo di 298.114 bambini e ragazzi che hanno avuto una diagnosi certificata di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nel 2019. Per migliorare gli interventi per i casi di DSA arrivano da un gruppo di esperti nuove Linee Guida, che saranno presentata in occasione della Giornata Europea della Logopedia del 6 marzo. Le nuove Linee Guida sono promosse dall’Associazione Italiana Dislessia (AID) e coordinate da una apposita commissione composta da esperti di diverse Società Scientifiche. “Dopo oltre 10 anni era fondamentale aggiornare le ‘regole’ di intervento, integrando e aggiornando il precedente documento del 2010”, spiega in una nota la Federazione dei Logopedisti, che ha partecipato all’elaborazione del testo. Le Linee Guida tengono infatti conto dei diversi fattori che in questi 10 anni possono avere contribuito a un aumento dei casi di DSA tra i bambini e i ragazzi. Ad esempio la condizione di bilinguismo di numerose famiglie: secondo il MIUR il 10% della popolazione scolastica è di origine migratoria, con una lingua di origine diversa dall’italiano e un rischio maggiore di sviluppare un DSA. Sarà inoltre fondamentale, evidenzia la Federazione dei Logopedisti, “quantificare l’effetto, chiaramente peggiorativo, che la pandemia da Covid-19 ha avuto su questa problematica”. Le parole chiave delle nuove Linee Guida saranno, quindi, “più attenzione al bilinguismo, conseguenza del fenomeno migratorio, agli indici predittivi, alla valutazione in età scolare e ad una certificazione che faciliti l’ingresso nel mondo del lavoro”. “Il sempre maggior numero di minori stranieri inseriti nelle scuole – spiega Tiziana Rossetto, presidente della Federazione dei Logopedisti – richiede un’attenta valutazione delle capacità del bambino esposto a due o più lingue e la condivisione con le famiglie e la scuola di indicazioni cliniche a supporto educativo-didattico specifico ed efficace, laddove necessario”. “Un’ulteriore novità del documento – aggiunge Anna Giulia De Cagno, vicepresidente Federazione dei Logopedisti – sta nell’affrontare l’aspetto della certificazione di DSA per ragazzi e adulti, necessaria all’ingresso e per l’integrazione nel mondo del lavoro, percorsi di studio/corsi serali per studenti lavoratori o corsi universitari”. “Le Linee Guida 2021 – conclude Luigi Marotta, logopedista vicepresidente dell’Associazione Scientifica Italiana Logopedia – sono un esempio di percorso virtuoso nell’ambito della pratica clinica, nato dal lavoro sinergico di associazioni multi professionali. Occorre ora che il documento venga quanto più possibile condiviso e applicato, cosicché la buona pratica diventi denominatore comune per tutte le realtà”.

Educazione Finanziaria

L’obiettivo principale dell’educazione finanziaria è quindi quello di attivare un processo virtuoso al fine di avere cittadini informati, attivi, responsabili e consapevoli al momento dellescelte. E tutto questo può essere realizzato attraverso la costruzione di competenze utili ad avere un corretto rapporto con il denaro e il suo valore unitamente a una adeguata percezione egestione dei rischi. Inoltre l’ obiettivo dell’educazione finanziaria non è quello di formare dei tecnici della materia o di sollecitare il futuro perseguimento, a livello terziario, di studi specialistici in tali materie, ma piuttosto quello di irrobustire le capacità e le competenze di base della popolazione nel suo assieme, in sostanza dei futuri cittadini, che lavorano, risparmiano, investono e partecipano alle decisioni collettive, cogliendone le implicazioni economiche per se stessi e per la società a cui appartengono. Sempre più, nel complesso mondo di oggi, ogni cittadino è chiamato alla responsabilità individuale nell’affrontare scelte che sono determinanti per il proprio futuro e benessere, come la gestione oculata delle proprie risorse, la difesa del patrimonio, la tutela della salute e della vecchiaia. Sono inoltre rilevanti le relazioni esistenti tra scelte individuali, sistema economico-finanziario e società, considerando anche i vincoli esterni (congiunturali e strutturali) che possono influire su tali scelte. Leggi i nostri materiali